mercoledì 24 dicembre 2014

Modello di prestazione del ciclista - Abstract

Si dichiara che l'autore esclusivo del presente articolo è Michelusi Mattia. A quest'ultimo sono riservati tutti i diritti sull'opera quali l'adattamento totale o parziale, la diffusione e la riproduzione in qualsiasi mezzo in quanto frutto di ricerca e di elaborazioni personali.

Il modello di prestazione deve essere il punto di partenza di ogni allenatore che non vuole commettere errori che possono compromettere la performance dell’atleta. Il modello di prestazione quindi non è altro che una linea guida identificata da una serie di parametri che riassumono le caratteristiche tecniche che mediamente vengono mantenute durante il gesto più specifico di tutti gli sport: la gara.

L’allenatore di ciclismo è sempre andato alla ricerca di uno strumento che fosse in grado di valutare, nel modo più preciso possibile, lo stato funzionale dello sforzo per poter programmare al meglio l’allenamento: tempi addietro ci si basava sulla distanza da percorrere, poi nei primi anni Settanta si iniziò a lavorare basandosi sulla frequenza cardiaca, che però è un dato non del tutto preciso: giornate di stress, con negativi stati psicofisici dell’atleta, la temperatura, l’alimentazione e altri fattori possono infatti alterare la normale risposta cardiaca all’esercizio. È solo negli ultimi trent’anni che ha preso piede tra i ciclisti uno strumento che ormai è diventato un apparecchio affidabile e irrinunciabile per tutti quelli che vogliono raggiungere il massimo delle proprie performance: il misuratore di potenza. Fino ai primi anni Ottanta ci si poteva rivolgere all’ergometro di potenza soltanto nei laboratori, e quindi i corridori non potevano avere una misura istantanea della potenza espressa nel corso dell’allenamento o di una gara. Fu a partire dagli anni Ottanta che cominciò a svilupparsi uno strumento innovativo e sofisticato: l’SRM, un dispositivo da applicare alla bicicletta che permette di rilevare la potenza erogata proprio nell’istante in cui pedaliamo. La potenza infatti è un dato oggettivo, rilevato con precisione, che non viene influenzato da fattori esterni; questo strumento, e tutti i misuratori di potenza nati negli anni a seguire, hanno quindi contribuito in modo preponderante allo sviluppo delle metodiche di allenamento, rendendole molto più precise e specifiche al modello di prestazione richiesto.

L’oggetto quindi della presente ricerca è quello di studiare il modello di prestazione del ciclista (categoria Elite/Under 23) attraverso l’analisi delle gare registrate con misuratore di potenza soffermandosi sui seguenti due aspetti:

  • sull’aspetto meccanico: descrizione della potenze meccaniche erogate e tempi durante le quali sono espresse;
  • sull’aspetto metabolico: percentuali di % V’O2 Max corrispondenti a tali potenze.;

Hanno partecipato a questo studio 7 ciclisti della categoria Elite - Under 23, i quali si sono sottoposti a tre sessioni di test di valutazione funzionale (misure antropometriche, test incrementale massimale e test a onda quadra) presso il laboratorio di fisiologia dell’Università degli studi di Verona (Novembre 2010, Aprile 2011, Luglio 2011). Ai dati sperimentali oggetto di questa tesi, sono stati affiancati quelli che ho raccolto nel corso della stagione agonistica del 2009 in collaborazione con il Centro Studi della Federazione Ciclista Italiana.

Nel complesso si sono individuate le seguenti informazioni:

  • il gran numero di azioni ci conferma che in gara c’è una continua variazione di ritmo, quindi allenamenti a intensità costante non sono specifici al modello di prestazione: in particolare vicino al periodo agonistico è preferibile inserire nell’allenamento lavori di tipo intervallato.
  • la cadenza di pedalata maggiormente erogata si installa intorno le 80-110 RPM, mentre non sono presenti tratti in cui si pedala a cadenze di pedalata inferiori le 60 RPM; non è quindi specifico al modello di prestazione lavorare a cadenze di pedalata inferiori le 60 RPM.
  • se un corridore vuole competere in salita deve avere almeno 5 – 5,5 W/kg alla VAM (considerando che la VAM, Velocità aerobica massima, può essere mantenuta per un tempo che può andare dai 5 ai 10 minuti).
  • si riscontra un’alta percentuale di tempo in cui si lavora a intensità pari al 90-110% del VO2 Max; risulta quindi molto importante inserire nel programma d’allenamento lavori per innalzare la capacità di lavorare a queste intensità
  • I ciclisti di questa categoria hanno mediamente una capacità di erogare potenze corrispondenti alla VAM per tempi superiori ai 5’.
  • si riscontrano azioni da 5 minuti a wattaggi corrispondenti al 110- 130% del VO2 Max: il ciclista deve quindi essere in grado di erogare queste potenze per almeno 5 minuti.
Ringrazio il Settore Studi della Federazione Ciclistica Italiana, Roberto Colli, Carlo Capelli, Cantor Tarperi e tutti gli atleti coinvolti per la proficua collaborazione che ha portato alla realizzazione di questo studio.

Si dichiara che l'autore esclusivo del presente articolo è Michelusi Mattia. A quest'ultimo sono riservati tutti i diritti sull'opera quali l'adattamento totale o parziale, la diffusione e la riproduzione in qualsiasi mezzo in quanto frutto di ricerca e di elaborazioni personali.

L'articolo completo e' stato pubblicato anche nella rivista "Scienza & Sport" n° 17, un periodico trimestrale, diretto da Ferretto Ferretti e destinato agli allenatori, ai preparatori, ai tecnici e ai riabilitatori di tutte le discipline sportive (http://www.scienzaesport.it ). 





Mattia Michelusi
Email: mattia.michelusi@gmail.com

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